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La Croazia dopo l'11 settembre 2001

18/09/2001 -  Anonymous User

Un veloce resoconto del nostro corrispondente da Zagabria sulle reazioni croate all'11 settembre. Sdegno generalizzato e paure per le ricadute economiche negative.

Dubbi croati sui progetti di integrazione balcanica

17/09/2001 -  Anonymous User

Si discute in queste settimane sull'iniziativa del ministro tedesco Joska Fischer per promuovere nuovi processi integrativi nei Balcani, insistendo sull'obbligo di cooperazione interstatale ed economica nella regione derivante dal Patto di Stabilità per il sud est Europa. La viceministra degli esteri croata Vesna Cvjetkovic Kurelec ha dichiarato recentemente che la Croazia non rientra nelle dispute balcaniche, e che perciò non può rappresentare neanche la chiave per la soluzione dei problemi nel sud est europeo (Vjesnik, 11.9). Secondo la viceministra, il paese ha un forte interesse per la pace e stabilità nella regione, ed è in grado di aiutare il processo di stabilizzazione in Bosnia Erzegovina. Allo stesso tempo accetta la proposta di intensificare la cooperazione bilaterale con tutti i paesi balcanici, ma respinge l'ipotesi di un'unione monetaria e doganale dell'area. Un commento molto più duro arriva dal presidente del HDZ Ivo Sanader: l'iniziativa di Fischer sull'unione economica dei Balcani occidentali si trova sulla linea delle idee "integrazioniste" già avanzate da diversi leader dell'Unione europea, dall'uomo d'affari Boris Vukobrat e dal periodico italiano Limes (Slobodna Dalmacija, 11.9). E, secondo Sanader, sono idee assolutamente inaccettabili per la destra croata. In parte diversa è la proposta contenuta nell'Appello "L'Europa oltre i confini", che sarà presentato lunedì prossimo in Campidoglio a Roma dai Sindaci di Sarajevo e Roma. Più che di un'Unione inter-balcanica, nell'Appello si sottolinea l'importanza di aprire la stessa Unione Europea alla partecipazione dei paesi di quell'area. Ma su tutto questo avremo modo di tornare nelle prossime settimane, anche con forum di discussione appositi.

Serbia: al vaglio il nuovo ministero dell'ecologia

17/09/2001 -  Anonymous User

In Serbia si sta valutando la possibilità di creare un ministero che dovrà occuparsi della protezione ambientale. Si tratta di un segnale importante della crescita di sensibilità verso i problemi dell'ambiente.

FRY: Serbia e Montenegro si preparano al cambio in Euro

17/09/2001 -  Anonymous User

La campagna "L'Euro è un nuovo Marco tedesco" è iniziata oggi in Serbia e durerà fino al 1 febbraio 2002. Il cambio delle valute correnti nazionali dei paesi della UE inizierà in Serbia il 1 gennaio, e la Banca nazionale di Jugoslavia ha già ottenuto 276,5 milioni di Euro da offrire ai cittadini. Il governatore della banca nazionale Mladjan Dinkic ha affermato che "se necessario la banca centrale sarà pronta a chiamare quantità addizionali della valuta europea". Dinkic ha aggiunto che il cambio potrà essere svolto attraverso 2,500 uffici dislocati nel paese. Un lieve disagio è stato notato nella popolazione durante gli ultimi mesi, da quando si è saputo che la più comune valuta straniera in Serbia, il marco tedesco, sarà fuori corso. Il cambio è atteso con qualche apprensione, grazie anche al fatto che manca una fiducia nel sistema bancario jugoslavo dopo il crollo devastante e le frodi piramidali nel 1990. Una certa apprensione riguardo l'imminente sostituzione del Marco con l'Euro viene riscontrata anche in Montenegro. Dal primo gennaio 2002 infatti anche il Montenegro adotterà l'Euro come moneta ufficiale. Lo ha annunciato il primo ministro montenegrino Zarko Rakcevic. La banca nazionale montenegrina ha dichiarato che attualmente nel paese circolano 200 milioni di marchi tedeschi. In accordo con le tendenze dei 12 dell'Unione Europea, entro marzo tutti i marchi saranno ritirati.
Il Montenegro, a differenza della Serbia, già da circa tre anni adotta come moneta ufficiale il marco tedesco al posto del dinaro. Tuttavia per le medesime ragioni su esposte, ovvero una motivata sfiducia nei confronti del sistema bancario, i cittadini sono disorientati e piuttosto riluttanti nei confronti del nuovo corso. Oltretutto durante le prime dichiarazioni ufficiali sembrava che il cambio da marchi a euro potesse essere fatto senza problemi presso gli sportelli delle banche, e ciò fino ad una somma massima di diecimila marchi senza alcuna provvisione e senza denuncia del proprio capitale. Le ultime notizie, pubblicate la scorsa settimana dai quotidiani montenegrini (Vijesti, Blic Montenegro), accennavano invece ad una riduzione a 5.000 marchi della somma massima di cambio senza provvisioni. Mentre i possessori di somme di denaro più cospicue stanno pensando di investire negli immobili, per non scoprire e denunciare la propria reale posizione di capitale, vendendo le proprietà a cambio avvenuto. Forti sospetti esistono inoltre riguardo la possibilità di ripulire il denaro sporco, accumulato con traffici illegali, dalla locale criminalità organizzata.

Bosnia: scoperte piantagioni con 700 piante di marijuana

17/09/2001 -  Anonymous User

La polizia del Cantone Herzegovina Neretva in Bosnia ha sequestrato la settimana scorsa nel villaggio di Seselji (comune di Ravno, vicino a Trebinje) una grande quantità di marijuana. Lo ha dichiarato a "TV Mreza" Sead Brankovic, portavoce della polizia cantonale. Sono state scoperte due piantagioni con 700 piante di marijuana alte dai due ai tre metri, mentre in una vicina struttura sono stati rinvenuti 106 chili di foglie secche il cui valore commerciale ammonta a circa 250.000 marchi tedeschi. Nello stesso edificio la polizia ha trovato anche molte armi, 85 grammi di hascisc (ed è la prima volta che la sostanza viene rinvenuto in questa zona), 14.500 marchi in contanti e quattro autovetture rubate. L'origine di queste ultime è sconosciuta, eccetto per una golf che si sa essere stata rubata in Croazia. "Questa è la prima volta - ha affermato Brankovic - che abbiamo trovato una base dedicata all'intero circuito della droga: produzione, essiccamento ed esportazione, cosa quest'ultima svolta con le vetture rubate che avevano tutte speciali nascondigli per il suo trasporto".

L'analisi: 11 settembre e Balcani

17/09/2001 -  Anonymous User

Stefano Bianchini, profondo conoscitore della realtà balcanica, commenta gli attentati terroristici ed i loro possibili effetti nei Balcani.

Macedonia: reportage dell'IWPR sui 'Leoni' di Boskovski

14/09/2001 -  Anonymous User

Il Ministro degli Interni della Macedonia Ljubo Boskovski ha dichiarato che "il 26 settembre le forze della Nato devono lasciare il paese, perché hanno concluso la loro missione''. ''Per la sicurezza degli osservatori civili dell'Osce e dell'Ue che dovranno monitorare il processo di pace - ha infatti aggiunto - le forze macedoni possono bastare". Ma di quali forze macedoni parla il ministro? Sempre più nel paese si discute sulla comparsa di forze paramilitari macedoni, i cosiddetti "Leoni", dietro i quali ci sarebbe proprio Boskovski. Sul tema è da poco on line anche un reportage dell'Institute for War and Peace Reporting. Lo stesso Craig Johns, capo della missione di OSCE a Skopje, ha riconosciuto la presenza di queste forze paramilitari, che sollevano critiche e sospetti dalla stessa opposizione macedone. Si teme infatti che il governo possa usare i "Leoni" non solo contro la guerriglia albanese, ma anche per intimidire gli avversari politici in vista delle prossime elezioni di gennaio. Nel maggiore italiano dei carabinieri Francesco Atzeni ha annunciato ufficialmente la conclusione della seconda fase della missione Nato in Macedonia, con la raccolta di oltre il 66 per cento dell'arsenale concordato con la guerriglia albanese (che però molti analisti stimano alquanto inferiore all'arsenale complessivo a sua disposizione). Adesso inizieranno i lavori della Commissione affari costituzionali del parlamento macedone per l'approvazione dei testi degli emendamenti costituzionali contenuti nel piano di pace. Nel frattempo, la Nato non potrà riprendere il disarmo dell'ex-UCK.

Kosovo: almeno 44 casi di infezioni da HIV

14/09/2001 -  Anonymous User

Il numero di casi di HIV registrati ufficialmente dalla fine della guerra in Kosovo è aumentato da 35 a 44. Ma secondo Salih Ahmeti, direttore della Clinica Universitaria di Pristina, il numero potrebbe essere molto più elevato sia perché "le persone esitano, a causa dei pregiudizi sociali, a recarsi in ospedale per ricevere le cure necessarie", sia perché vi è un lungo tempo di incubazione dalla contrazione del virus al manifestarsi della malattia. Ahmeti afferma che fra i fattori che hanno portato all'aumento dei casi riscontrati c'è senza dubbio l'apertura delle frontiere e il rientro degli albanesi che hanno vissuto altrove durante la guerra, senza contare che l'attuale disastrosa situazione economica di molte persone le costringe ad intraprendere attività come la prostituzione che rappresenta uno dei maggiori comportamenti a rischio. Un altro fattore causale dell'aumento dei casi di HIV - sempre secondo Ahmeti - è la scarsa informazione sul tema, e per questo sollecita la realizzazione di campagne pubbliche di sensibilizzazione e una maggiore informazione all'interno delle scuole. E' stato verificato infatti che gli stessi studenti universitari di medicina non sanno molto circa il virus dell'HIV, e sarebbe necessaria perciò prima di tutto una loro informazione accurata.

E' online la nostra guida tematica sulle minoranze nei Balcani

14/09/2001 -  Anonymous User

Lo studio, curato da Slavica Dimitrievska e Steve Degenève dell'Accademia Europea di Bolzano inizia con una breve introduzione in cui si sofferma sui concetti di minoranza e di autonomia, nonché sulla tutela che le norme internazionali garantiscono ai diritti delle minoranze. In seguito i ricercatori prendono in considerazione ciascun paese dell'area, monitorando per ognuno i temi della partecipazione alla vita pubblica, della lingua, dell'istruzione e dei media. Il testo è in inglese ed è stato realizzato nell'ambito di MIRIS, il Minority Rights Information System dell'Accademia Europea di Bolzano.

Kosovo: elettricità finalmente regolare?

13/09/2001 -  Anonymous User

La KEK, azienda elettrica del Kosovo, ha promesso un'erogazione più stabile e continua di energia elettrica nella provincia a partire da questa settimana. Finora infatti blocchi ed interruzioni anche prolungate nella fornitura erano all'ordine del giorno, evento tra l'altro comune ad altre zone dei Balcani. Il deciso miglioramento dovrebbe realizzarsi grazie alla riparazione di uno dei due blocchi della centrale elettrica Kosovo B, in grado di produrre 300 megawatts/ora di energia. "I tre blocchi attualmente funzionanti della centrale Kosovo A - ha dichiarato Sadaulin Hivolli, portavoce della KEK - producono al momento 250 megawatt/ora, mentre ulteriori 150 MW sono importati da altre aree. Ora perciò l'energia elettrica a disposizione dovrebbe essere sufficiente". Il costo di questa riparazione è stato di 20 milioni di euro (circa 40 miliardi di lire), ma considerando anche le riparazioni al secondo blocco di Kosovo B che si completeranno in ottobre, la spesa finale complessiva sarà di 49 milioni di euro. E si tratta, lo ricordiamo, solo una parte molto relativa dei danni causati nel 1999 dalle incursioni aeree della NATO.

Croazia: l'Aja al centro del dibattito politico

13/09/2001 -  Anonymous User

Come per tutta l'estate appena trascorsa, l'attenzione principale in Croazia è sempre centrata sulla questione dei criminali di guerra e sugli arresti eccellenti che si susseguono. Cosa che ha non solo una ricaduta sulla lettura storica del recente passato tudjmaniano del paese, ma anche influssi diretti sulla stabilità del governo e sulle dinamiche politiche odierne nel paese. Il 5 settembre sono stati arrestati a Sebenico ed in altre città dalmate quattro ex-ufficiali o semplici militari croati colpevoli di una serie di omicidi nelle località di Varivode e Gosici, presso Knin. In particolare, secondo Slobodna Bosna (7.9) sarebbero accusati per l'omicidio di tre civili e un prigioniero di guerra, tutti croati di nazionalità serba, commessi nell'autunno del 1995. Altri sei accusati si trovano già nel carcere giudiziario a Sebenico.
I processi continuano

Nel frattempo prosegue a Fiume un altro importante processo molto discusso, quello contro l'ex-generale Mirko Norac, contro Tihomir Oreskovic ed altri imputati. L'accusa è in questo caso quella massima, ossia di genocidio per le stragi avvenute a Gospic nell'autunno del 1991. La prossima udienza del processo - scrive Novi List (4.9) - si terrà il 17 settembre.Il Procuratore della Repubblica croato Radovan Ortynski ha riassunto l'insieme dei procedimenti penali attualmente in corso per crimini di guerra commessi da croati, presentando un apposito rapporto al governo. Finora sono state incriminate 26 persone, e 13 sono state condannate; i processi però hanno riguardato solo casi di omicidi, stupri o incendi, mentre nessuno è stato ancora condannato per genocidio o crimini contro l'umanità. Come spiega Silvana Perica su Vecernji list (6.9), il problema giuridico è se sia possibile qualificare dei crimini commessi dopo gli eventi bellici veri e propri come crimini di guerra.
La lista dei possibili incriminati non è comunque certamente chiusa. E' di pochi giorni fa la notizia che il governo australiano ha negato il visto d'ingresso ad Andrija Hebrang, ex-ministro della sanità e della difesa nell'era Tudjman, perché possibile imputato davanti al Tribunale dell'Aja. Hebrang, che ora è funzionario del HDZ oltre che leader dell'organizzazione nongovernativa Identita' e prosperita' croata - HIP, ha dichiarato che questo rifiuto corrisponde ad una criminalizzazione dell'intero governo croato del periodo bellico.
Le pressioni di Carla Del Ponte

Sempre la settimana scorsa è rientrato dalla sua visita a L'Aja il vicepresidente del Consiglio Goran Granic, che in Olanda ha incontrato la procuratrice del Tribunale Penale Internazionale Carla Del Ponte. Secondo fonti anonime citate da Slobodna Dalmacija (2.9), la Del Ponte insiste per l'arresto dell'ex-generale croato Ante Gotovina, tuttora latitante. In caso contrario, la Croazia potrebbe essere accusata davanti al Consiglio di sicurezza dell'ONU per mancanza di cooperazione con il Tribunale. Granic ha poi avuto un incontro con i difensori dello stesso Gotovina, che chiedono di essere informati sui documenti relativi all'operazione Tempesta consegnati al Tribunale dal governo croato. Secondo uno degli avvocati, Ante Vukorepa, non si sarebbe invece parlato della possibile consegna spontanea alle autorità giudiziarie di Gotovina, del quale i difensori dichiarano di ignorare l'attuale rifugio. Ma il governo ha dichiarato di non essere disposto ad accetare la richiesta dei difensori di Gotovina, perché ciò potrebbe significare che la Croazia collabora con un imputato latitante. Dal 21 agosto inoltre è in vigore nei confronti di Gotovina un mandato di cattura internazionale emesso dalle stesse autorità croate, sulla base di una richiesta del Tribunale de L'Aja. Sicuramente però la vicenda Gotovina, e in generale la questione dei criminali di guerra, continuerà ad animare il dibattito politico interno al paese ancora per molto tempo.

Campagna d'informazione per uscire legalmente dal Kosovo

12/09/2001 -  Anonymous User

Per prevenire l'immigrazione illegale da parte almeno da parte degli albanesi del Kosovo e soprattutto cominciare a scardinare il traffico di persone che lucra sopra, la sede di Pristina dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha indetto una campagna di informazione per tutto il Kosovo. Lo scopo è istruire gli abitanti sul modus operandi per una emigrazione legale. Secondo un recente sondaggio Oim, infatti, il 70 per cento della popolazione, non conosce le procedure per ottenere un visto valido per l'espatrio. Per il> 78 per cento invece è più facile lasciare il paese illegalmente. L'Oim quindi ha ha deciso di girare per i vari municipi di tutta la regione, organizzando degli incontri e diffondere dei "radio show" con un vademecum sui canali legali con cui raggiungere i paesi europei. La campagna punta a istruire in particolare le persone tra i 16 e i 30 anni, ovvero la fascia d'età più disposta a lasciare il paese in cerca di fortuna e quindi capaci di pagare somme esorbitanti a trafficanti e scafisti per uscire dai confini. Recentemente è stato pubblicato il rapporto sui rientri e la reintegrazione in Kosovo.

Reazioni da Serbia e Montenegro sugli attentati negli USA

12/09/2001 -  Anonymous User

In Serbia e Montenegro sdegno e solidarietà agli USA. Ma si ricordano anche i bombardamenti della Nato...

Svilanovic: 'la Jugoslavia è uno stato semi-mafioso'

11/09/2001 -  Anonymous User

In Serbia e Montenegro fanno discutere le recenti dichiarazioni del ministro degli esteri federale Goran Svilanovic: durante una conferenza tenutasi ad Alpbach il 27 agosto scorso, Svilanovic ha descritto il suo paese come uno "stato semi-mafioso", dove sono ancora presenti tutte le vecchie strutture di potere. In questa fase anzi si stanno confrontando tre forze di governo parallele e interconnesse: quelle facenti capo al passato regime di Milosevic, quelle del nuovo corso politico e quelle del crimine organizzato. "Queste tre forze - ha aggiunto il ministro - sono così interrelate tra loro, che a volte non sai bene con quale stai trattando". Svilanovic ha poi affermato che la lotta contro il crimine organizzato ha un'importanza vitale per la Jugoslavia, paese che deve passare attraverso un profondo processo di transizione. In ciò dovrebbe essere aiutata dalla comunità internazionale, ma - ha osservato ancora il ministro degli esteri jugoslavo - l'impressione è che in Europa e negli Stati Uniti manchi completamente un pensiero strategico sul futuro dei Balcani.

Quali prospettive per il turismo in Serbia e Montenegro?

11/09/2001 -  Anonymous User

I cittadini di Serbia e Montenegro non possiedono le risorse economiche sufficienti per potersi permettere di trascorrere le vacanze nei loro paesi, che dunque si ritrovano ad accogliere in prevalenza turisti provenienti dall'Europa Occidentale, dagli Stati Uniti e, in qualche caso, dalle regioni più vicine dell'Asia. E' quanto emerge dai due recenti approfondimenti condotti dall'Osservatorio sui Balcani che spiega come i costi per i trasporti ed il soggiorno non siano accessibili per la quasi totalità delle famiglie di Serbia e Montenegro. Le due regioni balcaniche attirano però, e in numero sempre crescente, i visitatori occidentali richiamati dalle straordinarie bellezze naturali: se l'instabilità politica di Serbia e Montenegro ancora oggi rappresenta in qualche caso un deterrente per i turisti europei e statunitensi, è presumibile che con il normalizzarsi della situazione interna il flusso di visitatori subisca incrementi anche consistenti ed apra interessanti prospettive di crescita. I cittadini serbi e montenegrini dovranno invece attendere che si sblocchi la negativa congiuntura economica, e dunque diversi anni, prima di potersi permettere le vacanze sulle superbe montagne e le splendide coste di casa loro. Intanto la Croce Rossa di Belgrado ha organizzato nello scorso mese di agosto una breve vacanza al mare per i bambini più poveri.

Revocato l'embargo armi alla Yugoslavia

11/09/2001 -  Anonymous User

Il consiglio di sicurezza dell'Onu ha revocato alla Jugoslavia l'embargo sulle armi che durava da tre anni. Con questa risoluzione l'Onu ha preso atto delle aperture al dialogo mostrate dal governo di Belgrado verso la comunità kossovara albanese, concretizzatesi con il ritiro delle unità speciali di polizia e la conclusione delle attività di polizia contro i civili. La risoluzione richiede alla Yugoslavia di permettere l'accesso al Kossovo ai gruppi umanitari e alle rappresentanze diplomatiche. Inoltre la Yugoslavia dovrà accettare e facilitare le missioni dell'OSCE e dell'Acnur. Si terrà in questi giorni in Ungheria un convegno sul traffico di armi leggere nelle regioni del sud-est Europa a cui parteciperà anche l'Osservatorio sui Balcani.

Traffico di vite dall'Albania

07/09/2001 -  Anonymous User

L'associazione Save the Children, ha pubblicato in questi giorni il rapporto "Child Trafficking in Albania," realizzato in collaborazione con l'Organizzazione internazionale per le migrazioni e l'International Catholic Migration Commission. Denunciando l'assenza di statistiche ufficiali e significative sul fenomeno, la ricerca realizzata dal 1998 al 2001, si affida all'indagine sul campo e alle testimonianze dirette delle vittime. Secondo il rapporto, almeno il 60 per cento degli albanesi "trafficati" a scopo di sfruttamento sessuale, sono minori. Più della metà vengono ingannati con la promessa di un lavoro, mentre il 18 per cento delle vittime ha subito un sequestro. Una conseguenza allarmante della paura del traffico in Albania é il precipitoso calo del numero delle ragazze che dai 14 anni in su, frequentano la scuola superiore. Il rapporto è risultato importante, al fine di portare allo scoperto questa triste situazione in Albania e si auspica possa tradursi in cambiamenti nelle politiche di governo e nell'opinione pubblica che avranno un effetto sulla limitazione nel traffico di vite umane.

Macedonia: 'La polizia abusa della popolazione albanese'

06/09/2001 -  Anonymous User

L'organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch accusa la polizia macedone di violazioni dei diritti umani, assassinio di civili inermi, distruzione di case a cannonate. I polizziotti macedoni tra il 10 e il 12 agosto compirono massacri durante l'assalto a Ljuboten, un villaggio a maggioranza albanese ritenuto base dei ribelli dell'Uck. Secondo un rapporto dell'organizzazione le truppe della polizia macedone - un corpo militare, dotato di armi pesanti e blindati - hanno ucciso sommariamente sei civili, bruciato abitazioni e portato il terrore a Ljuboten, apparentemente per vendicare due attentati nei quali erano morti 18 soldati macedoni. Inoltre, nel bombardamento di Ljuboten prima dell'assalto sono rimaste uccise tre persone, e un decimo abitante del villaggio è morto in carcere per sospetta tortura.

Bosnia: dopo dieci anni, di nuovo a scuola insieme

05/09/2001 -  Anonymous User

Lunedì 3 settembre è cominciato il nuovo anno scolastico per 7.000 allievi delle scuole obbligatorie e 3.200 studenti delle scuole superiori del distretto di Brcko, che per la prima volta dall'inizio della guerra seguiranno un programma comune.
La nuova legge relativa ai programmi scolastici era stata votata durante la seduta del Consiglio del Distretto lo scorso 27 giugno, ma non aveva ottenuto i necessari 3/5 dei voti. In quella sede i consiglieri musulmano-bosniaci e croato-bosniaci non avevano accettato l'emendamento presentato dai colleghi di etnia serba, che prevedeva per i genitori la possibilità di scegliere la lingua in cui i figli avrebbero seguito le lezioni, e quindi i 13 consiglieri serbo-bosniaci avevano votato contro. Henry Clarke - supervisore OHR per il Distretto di Brcko - aveva quindi deciso di imporre la legge discussa dal Consiglio, che lui stesso ha definito - come dichiarato per l'agenzia Onasa il 7 luglio scorso - "in linea con tutti gli emendamenti presentati in quella sede".
Non si era detta dello stesso parere Slobodan Ristic - Presidente della Commissione Consiliare per l'istruzione - dicendo che non si era mai visto, nella storia della pratica e della teoria pedagogica, l'utilizzo di un procedimento del genere. A questo proposito ha dichiarato che "fino ad oggi si è sempre data agli studenti la possibilità di concludere il corso di studi utilizzando il programma iniziale" e che "con il sistema di cambiamento imposto si creerà sicuramente il rischio di incorrere in sovrapposizioni di programma per alcuni, e dell'obbligo di totale annullamento di certe materie per altri" (Oslobodjenje, 7 luglio).
Il nuovo ordinamento prevede che il corpo insegnanti delle scuole superiori per le seconde, terze e quarte classi, rimanga invariato, mentre vengono cambiati tutti gli insegnanti e i programmi delle prime classi. Gli studenti ascolteranno le lezioni nella lingua di appartenenza di ciascun professore, deciso da Clarke per andare incontro alla richiesta fatta dai consiglieri serbo-bosniaci.
Nelle scuole elementari, oltre al completo rinnovo del corpo insegnante e del programma scolastico, viene cambiato anche la "veste nazionale" degli insegnamenti. Da quest'anno viene inoltre eliminato l'insegnamento della religione - contrariamente a quanto invece sta accadendo in Serbia - nelle aule non potranno essere esposti simboli nazionalisti o ritratti di "personaggi conosciuti", perché proibito dalla nuova legge.
In base alle parole dei direttori delle scuole, le prime ore di lezione tenute nelle 15 scuole obbligatorie e nelle 4 scuole superiori di Brcko si sono svolte senza alcun incidente. Ma un'ombra sulle scuole multietniche è stata gettata dai genitori degli studenti di etnia croata delle scuole superiori, che si sono rifiutati di mandarvi i propri figli. E solo alla seguente decisione, presa dai rappresentanti dell'ufficio distrettuale dell'Alto Rappresentante di concedere entro dieci giorni l'iscrizione di questi ragazzi alla scuola superiore del villaggio di Dubrave (a maggioranza croata), i genitori hanno accettato nel frattempo di far frequentare le scuole del centro città.(Oslobodjenje, 3 settembre).

Bosnia: la privatizzazione della 'Aluminijum' e' legale

05/09/2001 -  Anonymous User

"La procedura di privatizzazione seguita è interamente legale e quindi la proprietà della Aluminijum è incontestabile" recita il rapporto presentato dall'Agenzia Federale per la privatizzazione che non molto tempo fa aveva avviato un'indagine di controllo relativa - per l'appunto - alla vendita dell'azienda statale mostarina. Ma il fronte politico bosniaco, in capo l'Alleanza per il cambiamento, ha già presentato le proprie proteste all'Alto Rappresentante - Wolfgang Petritsch - dichiarando che il verdetto dell'indagine è una truffa legalizzata.
L'azienda "Aluminijum" di Mostar, prima della guerra era una delle più grandi fabbriche metallurgiche della Federazione Socialista Jugoslava. Allo scoppio del conflitto, l'attività produttiva dell'azienda venne sospesa, per essere poi riavviata nel 1997. Trovandosi nella parte occidentale della municipalità - la zona a maggioranza croato-bosniaca - riprese a funzionare con operai tutti croati, grazie ad un primo finanziamento proveniente dalla ditta di Sibenik "TLM" e sotto la gestione del precedente direttore - Mijo Brajkovic.
Con la ripresa della produzione, la Aluminijum è lentamente divenuta l'azienda bosniaca con il maggior volume di esportazione in questo settore. Nel frattempo si avviarono battaglie sindacali portate avanti dai lavoratori musulmano-bosniaci, che prima della guerra erano dipendenti dell'azienda e ai quali non è mai stato restituito il posto di lavoro. L'indagine aveva quindi dato ad essi nuove speranze, completamente disattese dal verdetto emesso dalla commissione formata da osservatori locali ed internazionali.
Come riportato da Oslobodjenje del 24 agosto scorso, Safet Halilovic - vice Presidente della Federazione della Bosnia Erzegovina - ha dichiarato che il bilancio iniziale dell'azienda presentato nel 1997 è incredibilmente sottostimato rispetto al valore che l'azienda aveva prima della guerra.
"Il nostro governo non accetterà mai un rapporto del genere" ha dichiarato quindi Halilovic, e anche il Presidente del cantone Herzegovina-Neretva - Sefkija Dziho - ha chiesto spiegazioni sul perché il bilancio presentato corrisponde al 15% del reale valore dell'azienda. Di senso opposto l'opinione del Primo ministro dello stesso cantone - Josip Merdzo - dichiaratosi soddisfatto della relazione finale dell'indagine. Medzo, intervistato il 20 agosto dalla HTV (Televisione bosniaco-croata con sede a Mostar) ha dichiarato che il rapporto non fa che riconoscere l'inesistenza di irregolarità nella procedura di privatizzazione, mentre ha sottolineato il fatto che i procedimenti realizzati all'interno della comunità musulmana, non vengono mai sottoposti a controllo. E' emersa grande soddisfazione anche tra le fila del partito HDZ (Comunità democratica Croata), mentre sono state lanciate pesanti accuse da parte di esponenti del partito di Silajdzic - SbiH - secondo i quali Brajkovic è da mettere sotto indagine al pari di Edhem Bicakcic, ex Primo Ministro accusato di corruzione. (Dnevni Avaz 14 agosto, HTV Mostar 31 agosto, Dani 30 agosto)